C'era una volta
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I Pesci e il Pastore  

 
Con voci e con accordi che avrian commossi i sordi, Tirsi l'amore della sua diletta unica Annetta in riva a un fiumicel, almo soggiorno d'ogni auretta gentil, cantava un giorno.

Annetta intanto in riva al fiumicello gettava l'amo ai pesci, ma costoro sen ivano bel bello pei fatti loro.

Credette a torto il bravo Pastorello col suon, che avria commosso anche i leoni, di muovere i carpioni.

Cantava il Pastorello: - O pesciolini dell'onda cittadini, uscite dalla liquida e profonda grotta ove stan le Naiadi, a contemplar sull'onda un viso assai pił bello, - cantava il Pastorello.

- Se voi verrete, non vi terrą costei dentro una rete, ma in lieto acquaio assai graziosamente vi nutrirą costei. Che se a qualcun la sorte portasse anche la morte, o soave morire in man di lei, o morte ch'io dimando inutilmente! -

Non men che muti sono sordi i Pesci, che fanno il nesci a questo eccitamento.

Ebbe un bel predicar Tirsi, la predica se la portava il vento.

Allor tende la rete e in un momento piena la vede e pone i Pesci della bella al piede.

O voi, pastori d'uomini e non di pecorelle, che vi credete muovere la mente diversa della gente colle parole belle, voi consumate il fiato inutilmente.

Assai meglio farete a usar la forza e a tendere la rete.