C'era una volta
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I Pesci e lo Smergo  

 
Non v'era stagno in tutto il vicinato in cui lo Smergo a lungo non avesse col suo becco pescato.

Pescaie e chiuse a lui facean la spesa della cucina allegramente bene, ma quando nelle vene per vecchiezza gelò nell'animale il sangue, l'andò male.

Ogni smergo si serve da se stesso e il nostro, mezzo cieco per l'età, che non vedea le cose troppo chiare e reti non aveva per pescare, si trovò presto in gran difficoltà.

Il bisognin dottore in strategia insegna all'uccellaccio una maniera per uscir d'impaccio.

Rivolgendosi a un gambero vicino: - Amico, - gli parlò, - non ti rincresca a dire a questi Pesci che il padrone vuol fare una gran pesca e che segnato è l'ultimo destino -.

Lesto si muove il gambero e porta l'ambasciata, onde turbato il popolo dei Pesci si raduna e manda a chiedere a messere lo Smergo ove ha pescato la terribil notizia.

Chi l'ha portata? quali son le prove? E se non è fandonia come salvarsi e dove?- Bisogna cangiar luogo, ecco il rimedio.

- Sta ben, ma in qual maniera? - Se credete, vi porto a una scogliera dove abito di solito, luogo sicuro che non sa che Dio che esista al mondo ed io. Colla sua man vi fece la Natura un golfo ove non passa un'ombra umana. Dei pesci la repubblica in quella spiaggia inospite e lontana potrà viver sicura -.

Ad uno ad un lo Smergo i suoi Pesci portò, e nel rinchiuso albergo, ove il luogo è disteso e l'acqua limpida, da buon padre i suoi figli imprigionò.

Ad un ad un li pesca allegramente e insegna a loro spese che non bisogna credere a chi mangia la gente.

Se non era lo Smergo, si assicura che altri n'avrebber fatta una frittura: e per i Pesci il caso è indifferente.