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isse la Quercia ad una Canna un giorno:
- Infelice nel mondo è il tuo destino: non ti si posa addosso un uccellino, né un soffio d'aria ti svolazza intorno, che tu non abbia ad abbassar la testa. Guarda me, che gigante a un monte eguale, non solo innalzo contro il sol la cresta, ma sfido il temporale. Per te sembra tempesta ogni sospiro, un sospiro a me sembra ogni tempesta. Pazienza ancor, se concedesse il Cielo che voi nasceste all'ombra mia sicura: ma vuole la natura farvi nascer di solito alla riva delle paludi, in mezzo ai venti e al gelo. - La tua pietà capisco che deriva da buon cuore, - rispose a lei la Canna. - Il vento che mi affanna mi può piegar, non farmi troppo male, ciò che non sempre anche alle querce arriva. Tu sei forte, ma chi fino a dimani può garantirti il legno della schiena? - E detto questo appena, il più forte scoppiò degli uragani, come il polo non soffia mai l'uguale. La molle Canna piegasi, e resiste la Quercia anche ai più forti colpi del vento, per un po', ma infine sradica il vento il tronco, che mandava le foglie al ciel vicine, e le barbe nel Regno imo dei morti. |
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