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era una volta un Uomo ed una Gatta,
una Gatta sì cara fra le care, ch'ei ne provava una passione matta a sentirla soltanto miagolare. E pregò tanto il cielo, che il Destino per contentare le sue strane voglie, a forza d'incantesimo, un mattino la fece donna e gliela diede in moglie. Dir non vi posso in rima i baci e le finezze e le carezze, che fa questa sposina al malinconico suo marito, più pazzo ancor di prima. Essa lo bacia ed ei muore distrutto nel ben della sua Gatta, che crede donna in tutto e dappertutto. Un giorno, sul più bello, ecco le pare d'udire un topolino a rosicchiare... Alzasi, guarda, ascolta, le pare e non le par; ma un'altra volta che il topo venne, e sotto la sembianza di donna non conobbe ancor la Gatta, questa, dall'indol tratta, ad inseguirlo prese per la stanza. Tale e tanta è la forza di natura, che a un certo punto più non si ripiega: invano poi di toglier si procura la fragranza che il vaso abbia assorbita, o alla stoffa di togliere la piega. Càcciala fuori a colpi di bastone, a colpi di staffile pur la caccia, àrmati pur di forca e di balestra, l'indole torna... e se le chiudi in faccia la porta, tornerà dalla finestra. |
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