C'era una volta
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Dafni e Alcimaduri (Alla signora de la Mésangère)  

 
O figliuola gentil d'una gentile madre, per cui son teneri e devoti oggi ancor mille cori (e qui non conto i rispettosi amici e quei che in petto celan la fiamma d'un segreto amore), tra l'una e l'altra voglio far che un poco di questo incenso, ch'io raccolgo in cima del Parnaso, oggi salga condiviso.

Un segreto io posseggo, il qual ne rende gradito il fumo. Io vi dirò... che cosa? Dir tutto è troppo quel che canta in core, e, già per gli anni affievolita e stanca, è forza ch'io riduca oggi la voce a pochi temi e su modesta lira.

Io dunque loderò solo del vostro core la tenerezza e le soavi grazie e gli affetti e i nobili pensieri, di cui non vi saria nel mondo esempio tranne che in voi, se non vivesse quella che di grazia vi fu madre e maestra. Voi procurate di salvar sì belle rose dai troppi spini, il dì che Amore a voi dirà con voce più gentile queste ch'io canto flebili parole, Amor, che acerbo sa punir chi sordo alle parole sue chiude l'orecchio.

Alcimaduri vaga pastorella, crudel, non men che bella, Amor disprezza ed i potenti strali, e fiera e forte e per le balze snella, per boschi e prati come avesse l'ali dietro il capriccio va, diversa in ogni cosa dall'altre e più sdegnosa tranne in quella beltà che più crudel la fa. Tutto è piacente in lei, fin quello sdegno ond'è superba... Or che saria se alcuno di lei trovasse degno? Dafni, giovin pastor, nobile e baldo, che il cor si sente caldo, invan sospira un guardo, invan impetra una parola da quel cor di pietra. Onde pensa morir.

Un giorno il passo ferma alla porta dell'amato bene, e al vento confidando l'aspre pene, chiede e sospira invano ch'apra la porta la pietosa mano.Alcimaduri fra le sue compagne celebrava il bel dì della sua festa, al fior di sua bellezza sulla testa cingendo i freschi fior delle campagne. - Oh! potessi morir, dolce tesoro, - grida il meschin, - davanti a questa porta! Ma invano questo estremo bene imploro, da chi ricusa ogni altro ben gentile e me riguarda come cosa vile.

Me morto, il padre mio, com'ha promesso al moribondo amante, ti porterà del mio picciol possesso i frutti ch'io sacrava ai santi dèi, e ad essi aggiungo gli agnelletti miei, e lo stesso mio can... Del tuo sembiante vorran gli amici un bel tempio adornare, ove di freschi fiori rivestiran l'altare.Di questo tempio al basso al passeggier dirà l'umil mio sasso: "Dafni morto d'amor. Ti ferma e piagni la sciagurata sorte. Alcimaduri me condusse a morte" -.A queste voci tenere si spense dalla Parca sospinto e dal dolore il giovine pastore.

Ella invece danzante, ilare, e in festa esce e nemmen si arresta a sparger d'una lagrima la terra che tanto amor rinserra! E mentre danza e ride alla statua d'Amor ilare intorno, questa si rompe in mezzo e col suo peso la fanciulla uccide.

Voce dal cielo intanto si diffonde, a cui l'eco risponde: - Amate, amate, la crudele è morta -.Rabbrividì di Dafni il nudo spirito di Stige all'atra porta quando apparir la vide, e stupefatto alle parole infide stette il Regno infernale quand'ella favellò... stette il pastore rapito come Aiace alle lusinghe del furbo Ulisse e quale Didone innanzi al grande traditore.