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n uomo ricco, un asinaccio ritto, soleva dire a un suo vicin stracciato (e stracciato vuol dire letterato) che il ricco sol di vivere ha diritto.
- Al ricco deve fare di cappello, - ei ripeteva, - ogni fedel corbello, non sol, ma è giusto che gli faccia onore il dotto, il pensatore e il professore. Costor con tutto il leggere che fanno non hanno spesso pane da mangiare, e portan certe vesti così rare che fan sempre parer d'estate l'anno. Stanno in alto in stanzucce accanto al tetto coll'ombra sua ciascuno per valletto. Povera gente e poveri gli stati, che fanno i conti addosso ai disperati! Utile invece è chi vi spende e spande del suo liberamente, in lusso, in feste, che mantien l'artigian e che lo veste col suo denar e colle imprese in grande. È il ricco che le lettere sostenta e paga chi coi libri lo tormenta e con omaggi e dediche sì strane, che son meno noiose le campane -. Così dicea quel grosso babbuasso. Ben si sentì il poeta sulle prime gran voglia di risponder per le rime, ma la giustizia viene di suo passo. Venne, dico, la guerra, e la vendetta fu più crudele d'ogni satiretta. A ferro e a fuoco è messa la città, l'uno scappa di qua, l'altro di là. Sol disprezzo il babbeo millantatore nell'esilio trovò, mentre il poeta ricevette accoglienza onesta e lieta. State zitti, il saper ha il suo valore. |
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