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gnun quaggiù s'inganna, e in ogni tempo è il numero infinito di chi corre e s'affanna e crede l'ombre di toccar col dito.
Per questi vale di quel Can la favola, che della preda nel ruscel l'imagine vista riflessa, il pezzo abbandonò ch'aveva in bocca, e in l'acqua si tuffò. Ma invece di pigliarne doppia porzione, quasi vi restò, e perdette coll'ombra anche la carne. |
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